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mercoledì 5 gennaio 2011

"Devi imparare adesso: PER FORZA!": Quando le loro capacità diventano le nostre ambizioni...

Perché costringere i bambini a esercitarsi in un’abilità che non sanno fare? Perché sottolineare l’errore, il deficit, la debolezza, il “non sei capace di fare questo”? L’unico risultato è che il bambino ottiene una serie di insuccessi che invece di sviluppare in lui l’emozione di conoscere e la voglia di apprendere nuove attività, lo demoralizza, lo fa sentire inutile e incapace di fare qualsiasi cosa un adulto (a cui di solito tiene molto anche affettivamente) gli proponga. Lo fa sentire diverso e magari inferiore agli altri bambini che invece sono capaci di eseguire la richiesta. Solitamente per sviluppare nel bambino delle abilità in cui manca, vengono utilizzati esercizi ripetitivi e noiosi che inevitabilmente vengono eseguiti in modo svogliato o addirittura rifiutati. Se si vuole attrarre l’attenzione del bambino, se si vogliono sviluppare le sue capacità senza correre il rischio di demoralizzarlo, questo è sicuramente il modo sbagliato. Invece, implicando il bambino in attività che gli riescono bene, sarà molto contento di eseguirle e mostrando le sue doti, si sentirà apprezzato quando riceverà un “bravo” al posto dei “non si fa così”. In questo modo si potranno potenziare in modo globale le capacità e le competenze cognitive del bambino e quindi migliorare la plasticità del cervello. Tutto ciò  faciliterà il bambino nell’acquisizione di competenze che faceva difficoltà ad acquisire. I bambini vanno osservati nei “sa fare” dando loro la possibilità di mostrare la propria bravura e proprio su questo l’insegnante progetterà un itinerario educativo-didattico. La cosa più importante è non soffermarsi sui deficit di un bambino, ma sui SA FARE, partire dalle minime competenze per poi svilupparne delle nuove costruendo così un bagaglio di conoscenze più ampio. Importante è saper osservare e saper attendere che il bambino faccia il suo corso senza anticipare i tempi.
Ad esempio non si può costringere un bambino che ancora non riesce a tenere bene la penna in mano a scrivere: i suoi insuccessi finirebbero per demoralizzarlo e magari verrebbe ingiustamente etichettato come svogliato, pigro. Sarebbe invece più giusto implicarlo in attività manuali che servono per farlo esercitare pian piano, come tagliare, impastare, incollare e che gli permetteranno di acquisire più manualità in modo da rendergli più maneggevole l'uso della penna.

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